Ospitalità  e bellezza.

 

Come ogni piazza d'Italia, anche quella che si apre ai piedi della Torre civica duecentesca di Cherasco ospitava, già nell'Ottocento, un severo Caffé Borghese, intitolato al Re Umberto I: un Caffé tutto legni e specchi, dotato di biliardo, caffettiera napoletana, pendola, e di decoratissime bottiglie di vermout e amari. Anche il proprietario che io ricordo, degli anni '50, il signor Mano, assomigliava, come tutti i patriarchi di allora, al re della sua giovinezza: baffi a punta, capelli a spazzola, orologio a cipolla nel taschino del gilet.
Fuori, sotto i portici, facevano mostra di sè una teoria di tavolini e sedie in vimine, come allora usava, e una gran targa di latta con su la spirale rossa dell'Amaro Cora.
Proprio al Caffé Umberto si fermò Mario Soldati, nel '57, durante il suo "Viaggio lungo la valle del Po", la prima inchiesta della neonata televisione: immagini sbiadite che, a sorpresa, passano a volte, a notte fonda, sul teleschermo della memoria.
Poi la storia triturò ogni cosa: i borghesi, il biliardo, la caffettiera, il vermout;
il caffé cambiò più volte arredi e proprietario; finché Cherasco non si trasformò nel piccolo scrigno di tesori d'arte che oggi é meta di turisti colti e attenti.
Così, il locale di un'antica ospitalità, rispondendo alle esigenze dei tempi, si é trasformato in osteria, e ad attendere il passeggero é ora Teresio, che, come tutti gli osti d'Italia, porta soltanto, orgogliosamente, il nome proprio.

 

 

Solidamente, lo sostiene la moglie, e già Davide, il figlio, si prepara al difficile mestiere.
Ritto sul tetto dell'Osteria, il rosso campanile romanico di San Gregorio sembra farsi garante di una serietà tutta piemontese.

 

testo di Flavio Russo